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Adam Ondra: intervista dopo la Dawn Wall su El Capitan in Yosemite

Intervista al climber ceco Adam Ondra che, salendo sempre da capocordata, dal 14 al 21 novembre 2016 ha completato la seconda salita in libera della Dawn Wall, la via d’arrampicata su big wall più difficile del mondo liberata su El Capitan in Yosemite da Tommy Caldwell e Kevin Jorgeson tra il 2014 e 2015.

Lunedì pomeriggio Adam Ondra è sbucato in cima a El Capitan, diventando così il primo a salire in libera e da capo cordata tutti i tiri della Dawn Wall, la big wall considerata la più difficile del mondo liberata dagli statunitensi Tommy Caldwell e Kevin Jorgeson dopo 19 giorni in parete tra il dicembre del 2014 e il gennaio del 2015 dopo varie esplorazioni distribuite in sette anni sui quasi 1000 metri di via.

Ondra ha raggiunto la vetta del monolito di granito insieme al compagno di cordata Pavel Blažek dopo 8 giorni di intensa ed appassionante arrampicata, spesso di notte per trovare le condizioni giuste, e dopo aver lavorato la via preventivamente. Questa perlustrazione è avvenuta sempre dal basso ed era iniziata non appena Ondra aveva messo piede nella Yosemite Valley per la prima volta in vita sua a metà ottobre.

Durante questo periodo il 23enne ceco ha costantemente dimostrato inconsueti livelli di candore per un atleta di punta ed un enorme ammirazione per la visione e lo sforzo di Caldwell e Jorgeson che, per la cronaca, tra il 27 dicembre 2014 e 14 gennaio 2015 avevano effettuato un “team free ascent”; entrambi hanno salito in libera l’intera via, arrampicando a volte da secondo sui tiri più semplici, ed entrambi da capocordata su tutti i tiri più difficili. È importante evidenziare che per gli statunitensi i sette anni di esplorazione che sono culminati nella libera erano segnati dal preponderante dubbio dell’impossibilità della riuscita, e per loro il tempo impiegato era quindi assolutamente secondario. Ondra invece, dal canto suo, aveva la certezza che la Dawn Wall, che unisce la famosa Mescalito (Charlie Porter, Hugh Burton, Steve Sutton, Chris Nelson 1973) con Wall of Early Morning Light (Dean Caldwell, Warren Harding, 1970), era fattibile in libera; un vantaggio enorme, come lui stesso ha più volte affermato.

Prima di affrontare la Dawn Wall – la sua prima big wall salita in libera su El Capitan e contemporaneamente anche la più difficile sul ‘big stone’ – Ondra poteva ovviamente fare affidamento su delle capacità e delle realizzazioni che non hanno uguali: 9b+ lavorato e 9a a-vista sulle vie sportive, 8C+ boulder… una sorta di ‘Triplice corona’ che attesta un livello che finora non è stato raggiunto da nessun altro climber. A questo bisogna anche aggiungere la sua esperienza sulle vie di più tiri (citiamo l’8b+ di Silbergeier da 14enne e l’8c di Tough Enough in giornata per dare soltanto due esempi) e anche sulle vie psicologicamente impegnative, sull’arenaria nella sua Repubblica Ceca ma anche sul trad inglese. Detto questo, l’arrampicata sul granito di El Capitan, levigato dai ghiacciai migliaia di anni fa fino a diventare completamente liscio, è completamente diversa rispetto al strapiombante calcare che Ondra ha salito in passato, e ciò che è straordinario è la velocità con cui è riuscito ad adattarsi a questo stile di scalata. Anche se con la sua ripetizione ha alzato l’asticella notevolmente, viene da pensare che abbiamo a malapena intravisto il massimo assoluto di Ondra su questo tipo di terreno.

Ondra era volato negli States specificamente per ripetere Dawn Wall e l’ha fatto con una realizzazione assolutamente magnifica, sia atleticamente sia mentalmente. Anche se i riflettori dei mass media sono rimasti distanti dallo Yosemite questa volta, l’eco all’interno della climbing community è stato enorme, non soltanto da parte delle miglia di appassionanti che seguivano i suoi sforzi, difficoltà, dubbi e progressi live sui social media, ma anche da parte dei suoi coetanei che hanno festeggiato con lui. A partire da Caldwell e Jorgeson che hanno scritto, rispettivamente, “senza parole” e “Che bestia! Non vedo l’ora di vedere cosa succederà quando trovi un tuo progetto di 6 anni… gli standard voleranno alle stelle.”


Adam, cominciamo con quelli che ti hanno aperto la strada, Tommy Caldwell e Kevin Jorgeson. Hai già parlato molto bene della loro salita, c’è qualcos’altro che ti senti di aggiungere?

Ci vuole molto coraggio e dedizione per scovare una via in arrampicata libera su El Cap, soprattutto in quella parte della parete che sembra così vuota e ripida. La possibilità di trovare una sezione totalmente liscia è molto elevata. Ma Tommy se n’è fregato ed ha iniziato a salire. Sono trascorsi un paio d’anni prima che trovasse il collegamento tra la parte bassa di Mescalito e la parte alta di Wall of Early Morning Light. Questo collegamento in realtà è rappresentato dai tiri 14 e 15, il traverso chiave di tutta la via. Tommy e Kevin ci hanno messo così tanto impegno, ed erano di fronte a così tanti punti interrogativi e problemi logistici, che non riesco a paragonare il mio sforzo con il loro. Per me era tutto preparato, sapevo già tutto. Sapevo che era possibile. Questa è stata la cosa più importante! Loro hanno dimostrato impegno e visione. Grazie Tommy e Kevin per questa via, è un vero capolavoro.

L’hai appena detto: quanto era importante sapere che Tommy e Kevin l’avevano già salita in libera prima di te?
Ha reso il mio lavoro molto più facile. Non credo sia molto importante il fatto che non abbiano salito tutti i tiri da capocordata, a mio avviso non diminuisce il valore di quello che hanno fatto.

Qual è stato il tuo primo pensiero quando finalmente sei entrato nella Yosemite Valley e hai visto El Capitan per la prima volta?
Mmm, devo dire che tutto quello che mi interessava era El Cap. E mio Dio, mi è sembrato enorme. E bellissimo. Non credo di aver mai visto una parete di roccia più bella.

Da subito hai iniziato a lavorare la via. Riesci a ricordarti quali tiri hai salito a-vista e quali hai dovuto “lavorare”?
Mi ci sono voluti 4 giorni per arrivare in cima e, in qualche modo, mettere delle corde fisse sulla via. Credo di aver investito circa 10 giorni in parete soltanto a provare i tiri. Ho arrampicato a vista fino al 7c, tutto il resto ho dovuto lavorarlo, soprattutto perché i tiri fanno paura se non conosci i movimenti, ma anche perché in Yosemite l’arrampicata a-vista è di sicuro la più difficile al mondo.

L’arrampicata big wall è un enorme lavoro di squadra, e in Pavel Blazek crediamo tu abbia trovato un compagno perfetto, giusto?
Sì, sono stato incredibilmente fortunato a trovare Pavel come assicuratore. Mi ha contattato circa un anno fa, chiedendomi se mi sarebbe piaciuto fare con lui una mostra fotografica. Mi interessava l’idea, ma ancora non riuscivamo a trovare il tema giusto. Nel frattempo siamo andati in Norvegia un paio di volte insieme e poi è venuto fuori che il tema giusto per la mostra poteva essere lo Yosemite. Ad un certo punto si è offerto di assicurarmi sulla Dawn Wall. Ero un po’ sorpreso che gli piacesse l’idea di trascorrere più giorni in parete, a trasportare del materiale, ad assicurarmi di notte, al freddo, ma lui era prontissimo! Con il senno di poi, non avrei potuto chiedere di meglio. È stato molto divertente arrampicare con lui ed essere fotografato dal leggendario Heinz Zak. Tutto ha funzionato perfettamente.

Le placche di granito e le fessure di El Capitan sono molto diverse rispetto a quello che sei abituato a scalare. Quanto hai dovuto cambiare e adattare il tuo stile di arrampicata?
Mi aspettavo che l’arrampicata in Yosemite fosse diversa. Ero pronto a lottare per i primi giorni, soprattutto in fessura. Ma alla fine ho scoperto che le fessure sono abbastanza simili ovunque. Quello invece che è davvero unico e bizzarro è l’arrampicata in Dülfer, e anche l’arrampicata in placca, visto l’aderenza che la roccia offre e la tecnica di piede che richiedono. Le Dülfer sono incredibilmente faticose (soprattutto se non le fai in maniera giusta) e richiedono un incredibile tensione del corpo – per via degli appoggi scivolosi e non-esistenti. Diciamo che se alcune delle Dülfer di 8b+ fossero su arenaria con una buona aderenza invece che sul granito reso lucido dall’erosione dei ghiacciai, sarebbero dei semplici 7a. Ho sofferto molto sulle Dülfer all’inizio, mi sembravano così insicure, pensavo di scivolare ogni secondo. Non ero in grado di rilassarmi ed avevo paura.

Mentre per le placche?
Usare bene i piedi era la vera lotta. Pensavo di avere una tecnica di piedi piuttosto buona, sono abituato a stare su appoggi terribili, ma gli appoggi dello Yosemite sono di un livello completamente diverso. Mi spiego meglio: su una via anche soltanto leggermente strapiombante, non metti mai tutto il tuo peso sui piedi, e 99% dei 9a sono strapiombanti. Qui però quasi tutto il tempo devi mettere tutto il tuo peso su delle piccole lamette. E questo è di fondamentale importanza, perché non riesci ad appenderti sugli appigli, sono semplicemente troppo piccoli. Soprattutto, stai sugli appoggi per ore. La pressione di queste lamette sui pochi millimetri di gomma delle scarpette è incredibile – può letteralmente farle a pezzi. In realtà, ogni scarpa sembra troppo morbida per la Dawn Wall. Dopo aver provato numerose scarpette d’arrampicata, le Katana Laces sono state le uniche che si adattavano perfettamente. Tuttavia, dopo un paio di tentativi ho dovuto utilizzare lamette e carta vetrata per affinare i bordi delle mie scarpe.

E poi
Ho anche dovuto iniziare ad arrampicare molto più lentamente rispetto a quello che faccio sulle vie sportive o in gara – l’arrampicata veloce ed efficiente semplicemente portava con sé una probabilità di scivolare e cadere così alta che non ne valeva la pena. Arrampicare lento come una una lumaca, prendere tutto il tempo necessario e chiudere quindi il tiro al primo colpo si è rivelato l’approccio migliore.

Il 14° tiro ti ha fermato ben sette volte, alla fine sei stato costretto ad aspettare un altro giorno per salirlo in libera …
È un tiro molto speciale. Sarei curioso di vedere come sarebbe se fosse un monotiro in falesia. Prima del mio ‘final push’, il mio tentativo dal basso in un’unica soluzione, non ero preoccupato per questo tiro. È composto da tre boulder, il primo doveva essere il più difficile, ma non l’avevo mai trovato molto difficile. Poi c’è il terzo boulder, per il quale ho dovuto investire tre giorni per trovare la sequenza giusta, ma quando l’ho trovata, non mi dava problemi. Durante la libera ho continuato a scivolare dal primo boulder. E l’ho trovato divertente: non riuscivo a crederci. Voglio dire, scivolare una volta, due magari sarebbe stato normale, ma scivolare 6 volte in 2 ore era semplicemente incredibile. Poi finalmente sono riuscito a passare questa sezione, ma sono caduto sull’ultimo movimento del tiro.

Come ti sentivi?
Devastato, ma non ho perso tutte le speranze. E il giorno dopo l’ho chiuso subito. Ho arrampicato più lentamente, più rilassato, ero ancora più preciso con i piedi. È stato un momento chiave per me. Ma in libera il vero tiro chiave è il 15°. È molto difficile mentalmente a causa delle prese taglienti, sai che non puoi sprecare tentativi. Più tentativi fai, più ti rovini la pelle preziosa e se ti tagli, allora diventa un grande problema. Al mio primo tentativo sono caduto alla fine del passo chiave. Provarlo un’altra volta quella notte era molto rischioso, perché la mia pelle era già molto sottile e si sarebbe potuta tagliare, ma dopo una lotta enorme sono riuscito. E non mi sono nemmeno tagliato…!

Domanda tecnica per il 16° tiro, chiamato anche Loop Pitch. Ci racconti meglio di cosa si tratta?
Non ho fatto niente di nuovo. Alla fine, l’ho fatto allo stesso modo di Tommy. Il 16° tiro può essere scalato con il lancio, chiamato il Dyno Pitch, oppure con una versione chiamata Loop Pitch. Quest’ultima comporta arrampicare in discesa per 20 terribili metri fino ad una cengia, fare un facile traverso verso sinistra, poi salire una Dülfer faticosa. Passi l’altezza del tuo assicuratore e finisci 5 metri sopra di lui, ad un riposo senza mani che segna l’inizio del 17° tiro. Non esiste una vera sosta lì in realtà, ed è lì dove finisce anche il Dyno Pitch. Da questo riposo senza mani il 17° tiro continua per altri 20 metri, un’altra Dülfer di 8b+.

E tu cos’hai fatto?
Il mio piano originale era di collegare il 16° e 17° tiro in un unico, mostruoso tiro, 60 metri di arrampicata che risulterebbero almeno di 8c+. Questo perché mi sembrava più logico farlo così piuttosto che finire il 16° tiro cinque metri sopra l’ultima sosta. Così ho salito il Loop Pitch, mi sono ripreso nel riposo senza mani che appunto segna la fine del 16° e l’inizio del 17° tiro, poi ho cercato di continuare ma sono caduto. Poi mi sono fatto calare al riposo senza mani e ho salito in libera il 17° tiro, senza rifare il Loop Pitch.

Hai speso soltanto 8 giorni per ripetere la via. Una volta hai detto che ripeterla in meno di 24 ore sarebbe l’ambizione della vita
Sì, sarebbe MOLTO difficile, ma possibile. Vediamo se mi motivo per questo fra un paio di anni. Ma richiederebbe un allenamento molto specifico, UN SACCO di lavoro in parete ed un giorno coperto e freddo. Con temperature superiori a 5°C, distruggeresti troppo la tua pelle.

Dawn Wall in chiave digitale … fare gli aggiornamenti, scattare foto e dare interviste in diretta dalla parete è stato difficile? Come mai hai scelto di farlo?
Certamente avrebbe potuto aumentare la pressione alla quale ero già sottoposto, ma finché tutto andava bene, non era un problema. Voglio dire, è stata un’esperienza interessante, e spero lo sia stata anche per le persone che hanno seguito i miei aggiornamenti. Ecco perché abbiamo deciso di provare a farlo.

Adam cosa ti ha insegnato la Dawn Wall?
Mi ha insegnato molto! Sia per la mia arrampicata (per esempio, com’è la vita su una big wall, oppure il fatto di dover arrampicare più lentamente quando è necessario e i nuovi stili di arrampicata ai quali ho dovuto adattarmi) sia per gli aspetti mentali, per me come persona.

Allora quanto sei felice adesso?
Mmm, sarò felice ancora per qualche settimana grazie alle sensazioni che mi ha regalato la Dawn Wall. Quindi credo di essere molto, molto felice.

DAWN WALL – TIRO PER TIRO
L1: 5.12b, L2: 5.13a, L3: 5.13c, L4: 5.12b, L5: 5.12d, L6: 5.13c, L7: 5.14a, L8: 5.13d, L9: 5.13c, L10: 5.14a, L11: 5.13c, L12: 5.14b, L13: 5.13b, L14: 5.14d, L15: 5.14d, L16: 5.14c, L17: 5.14a, L18: 5.13c, L19: 5.13c, L20: 5.13c, L21: 5.13c, L22: 5.12c, L23: 5.9, L24: 5.11, L25: 5.11, L26: 5.11d, L27: 5.11c, L28: 5.12c, L29: 5.12b, L30: 5.13a, L31: 5.12a, L32: 5.12b

PER DIFFICOLTA’
5.9 (5a): 1
5.11 (6b+):
4
5.12 (7a+): 8
5.13a (7c+): 2
5.13b (8a): 1
5.13c (8a+): 7
5.13d (8b): 2
5.14a (8b+): 4
5.14b (8c): 1
5.14d (9a): 2
Totale: 32

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