News

Tre Cime la a ‘Via degli spagnoli’ per Bubu Bole

Mauro Bubu Bole ha realizzato la prima ripetizione e la salita in libera e 3 passi di A0 della via aperta, nel 1977, sulla Nord della Cima Grande di Lavaredo (2999m).

Stesso stile, stesse pareti per Mauro Bubu Bole. Avrete capito che il nostro ha chiuso un altro suo progetto in quel delle Tre Cime di Lavaredo. Questa volta è toccata alla via degli spagnoli, storico itinerario in artificiale aperto dai fratelli Gallego, insieme a Lozano, Carillo e Gomez, sulla immensa Nord della Cima Grande di Lavaredo.

Era il 1977 quando gli spagnoli tracciarono questa via sui gialli (un po’ marciotti) della nord e dopo 26 anni ancora non si contava alcuna ripetizione… C’ha pensato Bubu dapprima salendo la via (in gran parte schiodata) da solo e poi “lavorandola”, con il già collaudato sistema, per salirla in libera. Il secondo step non gli è però riuscito completamente causa lo scardinamento dell’unica scaglia fessurata sotto il grande tetto del 3° tiro (Bubu se l’è ritrovata in braccio durante un tentativo). Quindi, fatta di necessità virtù, per Bole è risultata una “libera” con tre punti in A0 proprio sotto quel malefico big tetto; con gli auguri che qualcuno, chissà, possa trovare il grimaldello per risolvere la mancanza di appigli.

Ora, dopo quest’ultima salita – la quarta di Bubu in Tre Cime dopo la prima libera della Couzy, 8b, (1999), la prima ripetizione di Bellavista, 8c, entrambe sulla Cima Ovest, e la prima libera della “Camillotto Pellesier”, 8b – Bole ha dichiarato che con le mitiche nord delle Drei Zinnen ha chiuso. Ma conoscendo il triestino… sarà poi vero?

VIA DEGLI SPAGNOLI, Tre Cime, by Bubu

“Ormai siamo abituati alla solita visita dell’elicottero del soccorso alpino, che passa a controllare le pareti nord delle Tre Cime per vedere se tutto è a posto. A chiamarli c’è sempre qualcuno che, camminando per i sentieri della zona, si accorge che ci sono delle figure colorate simili ad umani appese e ferme nel vuoto.

Sì… è vero… non è una cosa da ogni giorno vedere un qualcosa che assomiglia all’omino della “Michelin”, appeso nel vuoto, a duecento metri da terra, seduto su un seggiolino di legno, fermo immobile con un occhio enorme (l’obiettivo della macchina fotografica) che segue un’altra figura colorata che sale al rallentatore ed ogni tanto ridiscende rapida come un fulmine! Siamo sempre noi, i soliti funamboli del vuoto. E la solita storia: corda statica da duecento metri nel vuoto, Fabio Dandri che fotografa e filma, io che arrampico e Riccardo Milani che mi segue; solo che questa volta fa veramente freddo e la roccia, a tratti, è come un ghiaione verticale.

Sabato undici ottobre ormai è fine stagione: freddo becco con vento da nord, neve per andare all’attacco. Però il tempo è buono, e allora dobbiamo approfittare di questo che forse è l’ultimo giorno decente per documentare la mia ultima salita, sulla solita parete Nord della Cima Grande. Infatti, una settimana prima avevo finalmente finito la ripetizione, diventata quasi un calvario, con la salita integrale e quasi tutta in libera della via degli Spagnoli, aperta nel 1977 da M. A. Gallego, M. Lozano, J. Carillo, A. Gomez., con uno sviluppo di 450 metri, a quel tempo valutata VI e A3.

Nuova entrata nel circo, il triestino Stefano Figliolia mi aveva accompagnato in quel “giorno più lungo” sulla via. Stavolta però, la natura mi ha dato uno “ceffone”: non ha lasciato che liberassi il tetto del terzo tiro, completamente privo di appigli. Avevo risolto il problema mettendo tre cordini a mo’ di maniglia nei chiodi del tetto, così con tre sospensioni ero riuscito a collegare la parte bassa con l’uscita del tetto fino alla sosta. Ma sento che comunque manca qualcosa. queste trazioni sui chiodi interrompono il gesto, forse più quello morale che quello fisico la roccia però è così, bisogna saper accettare alcune sconfitte, e poi mai dire mai. forse un giorno qualcuno riuscirà a liberarla tutta.

Sicuramente la soddisfazione maggiore l’avevo avuta facendo la prima ripetizione e in solitaria della via dopo ventisei anni dalla prima salita. Sapevo, e la cosa non sembrava molto stimolante, che la via era stata completamente schiodata dai primi salitori, che avevano tolto tutti i chiodi normali ed avevano lasciato in loco solamente gli spit. Inoltre, non sapevo se negli anni scorsi qualcuno aveva già tentato la ripetizione. Per cui non passava molta differenza tra ripetere una via così o aprirne una nuova. Il motivo principale della decisione di provare a salire da solo, tutto in autosicura, era dato dalla difficoltà – comprensibile! – di trovare un compagno disposto ad assicurarmi ogni giorno, e per chissà quanto tempo. E poi ero tentato di provare qualcosa di nuovo, che non avevo mai fatto. Avevo così passato diversi giorni su quella parete, e fatto diversi tentativi per trovare la salita originale, visto anche che non avevo la relazione. Ad aiutarmi era stata sicuramente la cattiveria da “vecchio lupo del giallo”, tuttavia mi ero perso diverse volte e avevo cacciato anche qualche bel volaccio.

Per prima cosa avevo preso la decisione di mettere degli spit nuovi alle soste, mentre nei tiri ho aggiunto solo chiodi normali. Poi, finita la ripetizione… ero già abituato a parlare da solo!… mi sono messo a provare le sequenze della libera e a memorizzare i passaggi così poi, durante il “giorno più lungo”, avrei avuto la certezza di concatenare il tutto. Devo dire che questi spagnoli erano proprio forti per quei tempi… sono riusciti a tirar fuori proprio un “bel viòn”, lungo una linea bella e logica.

Adesso, però, sono veramente stanco, e addirittura un po’ stufo delle Tre Cime! Questa dovrebbe essere l’ultima delle grandi “artificialate” storiche, ma… quando si dice la combinazione: mentre salivo in libera la via, pochi metri più in là, sulla destra, c’erano due francesi che stavano aprendo un nuovo itinerario in artificiale! Tra l’altro avevano con se una telecamera e così hanno filmato gran parte della mia salita, compreso quel momento in cui, nella parte più strapiombante, mi si era rotto un appiglio… ma ero riuscito a tenermi con l’altra mano… e in rotazione all’indietro con i piedi nel vuoto, avevo dato un paio di manate all’aria finché ero riuscito a riprendere la roccia! Deve essere stato divertente vedere questa scena da circo! Poi, nelle soste, aspettando il compagno, riflettevo sulla via nuova dei francesi… ma forse, ripensandoci bene… BASTA!!!

Adesso, l’unica cosa che dovrei fare è andare nel ghiaione sottostante la Nord, con un metaldetector per recuperare tutti quei chiodi che mi sono caduti durante la salita, visto che non è stata ancora inventata la terza mano che tiene fermo il chiodo mentre una stringe la tacca e l’altra regge il martello.

Mauro “Bubu” Bole

Via “degli spagnoli” – Cima Grande di Lavaredo 2999m – parete Nord
prima salita: M. A. Gallego, M. Lozano, J. Carillo, A. Gomez. (1977)
Click Here: Aston Villa Shop prima ripetizione: Mauro Bubu Bole da solo (2003), successivamente Bole l’ha ripercorsa in libera e 3 passi di A0.
sviluppo: 450m
difficoltà: 13 tiri: 6b+, 7a+, 8a+ e 3 passi A0, 6c, 7c, 7c, 7a, 5+, 6a, 6b+, 6b, 6a, 5+

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *